cartolarizzazione delle cartelle esattoriali

La cartolarizzazione delle cartelle esattoriali: cosa cambia per i cittadini

La cartolarizzazione delle cartelle esattoriali rappresenta una delle principali novità nella gestione dei crediti non riscossi da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Si tratta di un'operazione finanziaria che punta a trasformare i crediti fiscali difficili da riscuotere in strumenti negoziabili, cedendoli a soggetti terzi. Questo meccanismo modifica in modo significativo il rapporto tra cittadino e fisco, in particolare per chi ha debiti con lo Stato. Nell’articolo vengono analizzati i cambiamenti previsti, cosa comporta concretamente per i contribuenti, quali sono i rischi e quali possibili vantaggi si prospettano. Verranno trattati i crediti deteriorati, i soggetti coinvolti nella cartolarizzazione, le ripercussioni sulle cartelle Equitalia in arrivo e le differenze rispetto alle precedenti rottamazioni.

Cosa significa la cartolarizzazione delle cartelle esattoriali

La cartolarizzazione delle cartelle esattoriali consiste nella cessione dei crediti fiscali vantati dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione a una società terza, che a sua volta li trasforma in titoli obbligazionari da offrire agli investitori. In questo modo, il fisco riesce a ottenere immediatamente liquidità, pur rinunciando a una parte del valore nominale del credito.
Il meccanismo si basa sull’idea che è preferibile incassare subito una somma ridotta, piuttosto che continuare a tentare la riscossione di cartelle fiscali con alte probabilità di rimanere insolute.
La cartolarizzazione si applica solo a crediti selezionati: in particolare, quelli considerati ancora recuperabili ma per i quali è difficile ottenere il pagamento con i mezzi ordinari. Questo comporta che le cartelle Equitalia in arrivo potrebbero non essere più gestite direttamente dall’amministrazione pubblica, ma da soggetti privati, con modalità e tempi diversi.

In seguito, sarà utile analizzare le differenze tra la cartolarizzazione e le precedenti misure straordinarie, come la rottamazione delle cartelle, per capire in che modo cambia concretamente il quadro per il contribuente.

Qual è la differenza tra cartolarizzazione e rottamazione delle cartelle

La rottamazione delle cartelle esattoriali prevede la possibilità per il contribuente di saldare i propri debiti fiscali senza interessi di mora e sanzioni, spesso con piani di rateizzazione agevolati. In sostanza, si tratta di una sanatoria pensata per agevolare chi non riesce a pagare l’intero importo dovuto, incentivandolo con sconti significativi.
Al contrario, la cartolarizzazione è una strategia finanziaria del fisco: i debiti vengono ceduti a soggetti privati, i quali diventano i nuovi creditori. Questi soggetti possono attivare proprie procedure per ottenere il pagamento, che potrebbero rivelarsi più incisive o diverse da quelle dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione.

La rottamazione è finalizzata al recupero di crediti attraverso condizioni più favorevoli per il contribuente, mentre la cartolarizzazione serve a liberare il magazzino crediti e incassare rapidamente liquidità.
Inoltre, con la cartolarizzazione, la possibilità di accordarsi per dilazioni o riduzioni potrebbe essere meno flessibile, poiché il nuovo creditore potrebbe agire secondo logiche di mercato e non fiscali.

Il prossimo approfondimento riguarda proprio cosa succede una volta che il credito viene ceduto: chi diventa il nuovo interlocutore del contribuente e con quali poteri può agire.

Chi gestisce le cartelle dopo la cartolarizzazione

Una volta completata la cartolarizzazione, le cartelle esattoriali non sono più in mano all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Il credito viene trasferito a una società veicolo, che ha il compito di emettere obbligazioni garantite dai crediti acquisiti. Queste obbligazioni vengono poi vendute a investitori, tipicamente istituzionali, i quali confidano nel fatto che i crediti vengano almeno parzialmente riscossi.

Il contribuente si troverà quindi a dover interagire con un soggetto diverso dalla Pubblica Amministrazione. Questa società terza, o i suoi incaricati (come studi legali, società di recupero crediti, ecc.), potranno inviare solleciti, proporre accordi transattivi o intraprendere azioni esecutive, nel rispetto della normativa vigente.
Nonostante ciò, dovranno attenersi a determinati limiti: i diritti del debitore non vengono meno, e non possono essere superate le norme previste dal codice civile e da quello tributario in materia di riscossione.

Nel prossimo paragrafo si esamineranno le possibili implicazioni di questa modifica per chi ha cartelle Equitalia in arrivo, con particolare attenzione a eventuali cambiamenti nelle procedure e nelle tempistiche.

Cosa cambia per chi ha cartelle Equitalia in arrivo

Chi riceve cartelle Equitalia in arrivo nei prossimi mesi potrebbe trovarsi davanti a una situazione completamente nuova. Se la cartella rientra tra quelle oggetto di cartolarizzazione, sarà gestita da un soggetto privato e non più dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Ciò implica che la fase successiva alla notifica potrebbe essere gestita secondo criteri diversi, con tempi e modalità non sempre coincidenti con le procedure tradizionali.

Le comunicazioni di sollecito, ad esempio, potrebbero arrivare prima del previsto, oppure includere proposte di saldo stralcio direttamente da parte della società che ha acquisito il credito. Potrebbero anche esserci tentativi di recupero più insistenti o personalizzati.
Chi ha debiti fiscali già iscritti a ruolo e riceve avvisi ora, deve verificare attentamente l’ente mittente e capire se si tratta ancora di una cartella pubblica o se il credito è stato già trasferito. Questo è fondamentale per sapere con chi trattare e quali strumenti eventualmente utilizzare (rateizzazione, opposizione, ecc.).

Nel prossimo paragrafo verrà spiegato in modo più dettagliato quali sono i crediti oggetto della cartolarizzazione e come vengono scelti dall’Agenzia delle Entrate.

Quali cartelle sono oggetto della cartolarizzazione

Non tutte le cartelle esattoriali verranno cartolarizzate. Il criterio adottato mira a selezionare quei crediti fiscali che, pur essendo ancora formalmente esigibili, risultano difficilmente recuperabili tramite le vie ordinarie.
Le cartelle escluse sono quelle relative a soggetti deceduti, falliti, nullatenenti accertati o in stato di irreperibilità. Si tratta di debiti ormai definiti inesigibili, per i quali lo Stato ha già previsto la cancellazione automatica o la sospensione definitiva.

Invece, la cartolarizzazione si concentra su quei contribuenti che si trovano in difficoltà economica momentanea, ma che hanno comunque una situazione patrimoniale e reddituale che potrebbe consentire un parziale recupero del credito.
L’obiettivo è monetizzare una parte di questi crediti prima che diventino a loro volta definitivamente persi. Si parla di oltre 30 miliardi di euro in questa condizione, secondo i dati più recenti.

Nel prossimo approfondimento sarà utile capire cosa comporta per il cittadino avere il proprio debito trasferito a una società privata: si analizzeranno i possibili rischi e le conseguenze pratiche.

Quali rischi comporta la cartolarizzazione per i cittadini

La cartolarizzazione delle cartelle esattoriali può comportare diversi rischi per il cittadino. Il primo è legato alla maggiore pressione nel recupero del credito da parte dei nuovi soggetti privati, che potrebbero agire con strategie più aggressive rispetto a quelle della Pubblica Amministrazione.
Inoltre, una volta ceduto il credito, il contribuente non potrà più usufruire di strumenti come la rottamazione o il saldo e stralcio, che potrebbero essere attivati in futuro ma solo su debiti ancora in carico all’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Altro elemento critico è l’eventuale difficoltà nel dialogo con i nuovi creditori. Le società veicolo o i loro incaricati potrebbero non offrire gli stessi canali di assistenza e trasparenza previsti nel sistema pubblico.

Va inoltre tenuto conto che la prescrizione del credito potrebbe subire interruzioni con modalità differenti, e le notifiche inviate dai nuovi gestori dovranno essere attentamente valutate dal contribuente per evitare errori o omissioni.

Nel prossimo paragrafo saranno esaminate le eventuali tutele legali che restano a disposizione di chi si trova in difficoltà con i debiti ceduti e quali strumenti può ancora utilizzare per difendersi.

Quali strumenti di tutela restano per il contribuente

Anche in presenza di cartelle cartolarizzate, il contribuente mantiene una serie di tutele legali. Il trasferimento del credito non comporta l'automatica perdita dei diritti del debitore.
Il primo strumento è il diritto all’informazione: il cittadino ha il diritto di sapere con precisione a chi è stato ceduto il credito, in che data e con quale importo residuo.
Il secondo è il diritto alla contestazione del debito, qualora vi siano errori formali o sostanziali nella cartella originaria o nei successivi atti notificati.

Resta inoltre possibile accedere al Tribunale ordinario per eccepire eventuali irregolarità nella procedura di notifica o per opporsi a richieste ritenute illegittime.
Infine, anche i nuovi soggetti creditori dovranno rispettare il Codice del Consumo e la normativa vigente in materia di recupero crediti, che impone limiti e modalità precise per l’azione di riscossione.

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L'autore

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Avv. Michele Melchiorre

L'avv. Michele Melchiorre, laureato in Giurisprudenza presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è specializzato in diritto Tributario e della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza. Gestisce lo Studio Legale Melchiorre, ed è ideatore e titolare del band Avvocato Tributarista legal; noto per competenze in diritto Penale, Tributario e Crisi di Impresa, è anche Presidente dell'Associazione Benefit Cattolica Consumatori dal 2016.

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